Il volto dei nostri figli sta svanendo. Le loro grida di gioia sono soffocate, i loro sorrisi nascosti da un’insalubre pezza, la loro vitalità mortificata dallo spettro di un morbo in perenne recrudescenza, dal terrore dell’isolamento, dall’impossibilità di avere una vita sociale appagante, da una propaganda martellante che li ha resi, in questi mesi, meri veicoli di contagio, pericolosi replicanti di virus.
Il volto dei nostri anziani sta svanendo. Sotto una maschera che ne altera le fattezze e ne inasprisce le rughe, mettendo a tacere esperienza e vissuto, si cela la paura di un’esistenza mutilata che sta evaporando, di una salute che diventa ogni giorno ricatto ed abbandono, travolti dal silenzio, dal timore di finire in ospedale e non vedere più i propri cari, incastonati nel cristallo di un universo fatto di stravolgimento e distanze.
Il nostro volto sta svanendo. Nella morsa di una routine fatta di gesti meccanici e consuetudini malsane, con il corpo ridotto a merce in scadenza ed un lasciapassare da rinnovare per poter vivere, costretti e compressi in una quotidianità ribaltata, in un mondo che stentiamo a riconoscere, in uno spirito d’adattamento che ha il sapore della sconfitta, i colori spenti del tetro tramonto che si è abbattuto sulla nostra civiltà.
Guardiamoci allo specchio. Questi non siamo noi, questo non può essere il nostro presente. Non è quello per cui abbiamo lottato, passato notti insonni, sudato, sgomitato, studiato, lavorato, amato, rischiato. È la nostra anima che dobbiamo ritrovare, è il nostro cuore insanguinato che deve tornare a pulsare con rinnovato vigore.
È scoccata, inesorabile, l’ora di tornare alla vita.
“Ma c’è un modo solo per non morire mai e quel modo è vivere davvero”.