Ai sensi del DDL Zan Rocco è di sesso maschile.
Tuttavia, Rocco si percepisce donna, indossa abiti da donna e usa pronomi femminili riferendosi a sè stess*. Indossa delle meravigliose Louboutin e prima o poi si regalerà quella meravigliosa Birkin in coccodrillo (sì, Rocco non è animalist*)
Ai sensi del DDL Zan, l’identità di genere di Rocco è quella di donna.
Rocco frequenta una palestra, si allena regolarmente e, come tutti, dopo una lunga sudata vuole fare una doccia.
Rocco, assecondando l’identificazione percepita e manifestata di sè, decide che farà la doccia nello spogliatoio delle donne.
Genoveffa, di sesso femminile che si identifica e percepisce come donna, non è molto contenta di fare la doccia con Rocco.
Non dubita del fatto che Rocco si percepisca come una bellissima signora ma lei prova imbarazzo a spogliarsi davanti a l*i.
Si rivolge a Franco, il proprietario della palestra.
Franco, in evidente difficoltà, chiede con garbo a Rocco di servirsi degli spogliatoi per gli uomini. Si offre persino di mettergli a disposizione uno spogliatoio personale.
Rocco, che si percepisce donna e ritiene suo diritto essere trattato come tale, si sente discriminato in ragione di tale richiesta e accusa Franco e Genoveffa di “atti di discriminazione fondati sull’identità di genere” per avergli impedito di fruire dello spogliatoio che riteneva adeguato al suo genere percepito ed autoattribuito.
Chi finirà sotto processo e si vedrà recapitata una arcobalenata richiesta di risarcimento?
D. Di Dio