il tassello mancante 

da | Gen 16, 2025 | Home

Leonardo Santi

Sai veramente cosa fare della tua vita? A volte sembra di vivere all’interno di un frullatore, dove tutto si muove alla massima velocità, dove c’è veramente poco tempo per ascoltarsi, sentirsi, capirsi e crescere. Penso soprattutto ai giovani, inondati da un mix micidiale di notizie negative e di vite finte scintillanti promosse sui social, che si trovano spaesati e fuori luogo, con una grande difficoltà nel capire non soltanto che direzione prendere, ma persino cosa veramente desiderano. 

Perché questa costante esposizione a modelli di vita spesso finti porta moltissimi giovani a non interrogarsi su quello che desiderano veramente, su quello che vogliono veramente, ma semplicemente a dare per scontato che quello che vogliono è quello che vedono nelle vite degli influencer che seguono sui social. È pertanto chiaro che ci sono degli aspetti della nostra vita che sono abbastanza trasversali e che sono rappresentati nella vita di tanti di noi. Sono quasi delle tappe canoniche che tutti seguiamo: studiare, lavorare, sposarsi e fare una famiglia, comprare una casa, andare in pensione, invecchiare e poi anche morire.  Sono tutte tappe che più o meno tutti noi seguiamo. E non c’è nulla di sbagliato in questo, sono pezzi importanti della nostra vita. 

Però credo che ci sia in tanti di noi la sensazione che manchi qualche cosa, la sensazione che c’è qualcosa di più profondo, di più importante, che ha a che fare con il senso di scopo,  con il senso di significato, che sono quei fattori che rendono davvero la vita speciale e diversa. 

Sono delle domande a volte scomode, che però ci dovremmo fare, tipo : “cosa ci sto a fare veramente qui?” , “come posso sfruttare al massimo il dono che è la mia vita?”. E invece no. Corriamo, corriamo, corriamo, seguiamo quelle tappe canoniche, ma molto spesso zittendo e silenziando queste domande. A volte non sentendole per niente, ma a volte sentendole ed evitando di dare delle risposte. Perché si fa fatica a dare delle risposte, bisogna mettere in discussione delle cose della nostra vita che a volte non siamo ovviamente disposti a mettere in discussione. E non sto dicendo che non si possa trovare un senso di scopo, un senso di significato anche nel contesto di quelle tappe che più o meno tutti seguiamo. Anche l’idea di prendersi una laurea, è un senso di scopo, di significato; l’idea di trovare un bel lavoro, di guadagnare bene nella propria vita e quindi abbellire la propria esistenza grazie anche a una carriera e ad un guadagno; sicuramente la famiglia, le persone a cui vogliamo veramente bene, il partner ed i figli creano un senso di scopo, su questo non c’è alcun dubbio, ma penso che nonostante tutto questo in molti di noi, appunto, esista, (se non  in tutti) questa piccola voce che ci dice che abbiamo bisogno di qualcos’altro, che tutto questo è bello, ma non basta. 

Io questo l’ho vissuto personalmente, ma l’ho anche visto in tantissime persone che ho incontrato nella mia vita, persone che hanno anche ottenuto oggettivamente un alto grado di successo in quelle varie tappe della loro esistenza, ma che si sono trovate ad un certo punto ad avere la forza ed il coraggio di ascoltare quelle domande che vengono dal profondo per accorgersi però, che non avevano una risposta chiara; per accorgersi che quelle cose su cui avevano investito tempo ed energie non erano sufficienti a dare una risposta chiara a quelle domande sul significato più profondo della nostra esistenza. 

Ora io, con la massima umiltà, non voglio dare lezioni a nessuno, però sono arrivato alla conclusione, confrontandomi con gli altri ma anche con me stesso, che questo tassello mancante è molto legato all’aiutare gli altri, a contribuire alla vita degli altri, a portare valore nella vita degli altri, e mi sono fatto l’idea che se una prima parte della nostra vita è molto concentrata su noi stessi e sulla illusione che il grande senso di significato ci verrà dato grazie a quelle tappe di cui parlavo prima, la seconda parte della vita si caratterizza in maniera diversa ed è molto più legata al: “ma come posso essere utile?”,  “come può la mia esperienza di vita, (anche in quelle tappe , i miei successi come i miei fallimenti) essere sfruttata per aiutare l’esperienza di vita di qualcun altro?”. 

Credo veramente che il più grande senso di scopo e significato venga dato dalla sensazione che la tua esperienza di vita ha un valore anche per gli altri, che può essere usata anche dagli altri per crescere più in fretta, per capire le cose più a fondo. 

Ma c’è un problema che ho riscontrato molte volte in tutto questo, un problema legato al fatto che le persone in genere non ci credono, cioè non credono di avere qualcosa da dare agli altri. Se ci pensate è paradossale, perché viviamo in una società dove è diffuso un certo grado di supponenza e di arroganza, ma quando si supera questo livello superficiale e si va un po’ più a fondo ci si accorge che in realtà le persone non sono così sicure di loro stesse e molto spesso non credono per nulla di avere la possibilità di portare valore nella vita degli altri. Ti dicono: “ma perché io? ma cosa vuoi che abbia io da dare agli altri? ma che esperienza vuoi che metta a disposizione degli altri?” Questo è sicuramente uno sbaglio in cui cadono in molti, perché ciò che tu puoi dare agli altri non è frutto di quello che hai ottenuto nella vita ma è frutto delle esperienze che hai fatto. Io trovo che in realtà le persone più capaci di mettere a disposizione qualcosa per gli altri siano le persone che hanno fallito,  che hanno perso , che hanno vissuto delle sconfitte e dei dolori. Molto di più delle persone a cui è andato tutto bene e che non hanno mai dovuto lottare o sudare più di tanto; ecco, quelle magari non hanno tantissimo da dare. 

Ma se accettiamo l’idea che il valore che tu puoi aggiungere nella vita degli altri non è dato dalle tue conquiste, ma dalle tue esperienze, ecco il quadro cambia. 

Penso che tutti noi dovremmo riflettere su questo e renderci conto che abbiamo un ruolo molto più attivo per migliorare il mondo e migliorare le vite degli altri, di quello che pensiamo. Se tutti ci tiriamo indietro dicendo: “io non ho nulla da dare”,  ma chi dovrebbe promuovere il miglioramento del mondo, dell’umanità, della nostra vita? chi? 

La società siamo noi, il mondo siamo noi, quindi dobbiamo avere la forza di metterci in gioco e di credere che anche i fallimenti, anche le sconfitte, sono materiale per crescere ed evolvere.  

Se tu ti metti a disposizione degli altri in maniera trasparente, onesta e con l’unico desiderio di essere d’aiuto, la tua vita acquisterà un significato molto più profondo di quello che ti aspetti. 

Quindi, se hai dei dubbi, mettiti a disposizione, renditi utile, aiuta qualcuno, e vedrai che i dubbi passeranno.