Il Giudice per le indagini preliminari di Trento, Enrico Borrelli, ha rigettato la richiesta di archiviazione per la morta del 24enne Traian Calancea, studente universitario e atleta, istruttore di kick boxing, morto improvvisamente per “malore a domicilio” (così riporta il referto) pochi giorni dopo la somministrazione del vaccino Pfizer il 24 ottobre 2021.
Il sostituto procuratore Licia Scagliarini ha tempo fino al 30 settembre 2023 per effettuare ulteriori accertamenti.
Il Giudice per le indagini preliminari ha richiesto un supplemento di indagine tecnica in relazione al nesso causale.
Traian, il 10 ottobre scorso, era andato al drive through di San Vincenzo di Mattarello dove aveva ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer. Non aveva avuto alcuna reazione allergica, stava bene, poi mercoledì il malore fatale. Traian al mattino era andato al lavoro nell’agenzia immobiliare come faceva sempre, era un ragazzo responsabile, studiava alla facoltà di Economia, ma per aiutare la famiglia aveva deciso anche di lavorare. Dopo una giornata di lavoro era tornato a casa, poi aveva atteso la fine del turno di lavoro della mamma, Svetlana Rosca, ausiliaria ospedaliera. Doveva andarla a prendere verso le 22 fuori dall’ospedale San Camillo, ma Traian non si è presentato. La mamma per un po’ ha atteso, poi, preoccupata, ha iniziato a chiamarlo sul cellulare. Nessuna risposta. Non era da lui tardare e così la donna ha chiesto un passaggio fino a casa a un amico, ma quando ha aperto l’uscio ha visto il figlio steso a terra. Ha subito chiamato i soccorsi, ma per Traian purtroppo non c’era più niente da fare.
L’avvocatessa Renate Holzeisen, nominata dalla famiglia del giovane, nell’udienza davanti al gip del 5 luglio scorso ha presentato diversi studi scientifici usciti a livello internazionale che dimostrano che le emorragie, tra cui quelle cerebrali ma non solo, nelle persone trattate con questi sieri sperimentali sono significativamente più alte rispetto al resto della popolazione. “È un indizio molto forte di una correlazione tra l’inoculazione e un’emorragia massiva di tipo cerebrale”, afferma il legale.
“Ci sono ormai sempre studi scientifici che dimostrano che questi sieri a mRna provocano degli aumenti bruschi di pressione del sangue. Come tantissimi giovani, Traian aveva un aneurisma nel cervello di cui non si era a conoscenza. Si può arrivare tranquillamente alla vecchiaia in queste condizioni, ma ciò che bisognava stabilire è perché pur in giovane età l’aneurisma si è rotto”, continua l’avvocatessa Holzeisen, “la letteratura scientifica parla chiaro, ecco perché i consulenti della Procura di Trento sarebbero dovuti andare fino in fondo alla rottura dell’aneurisma come conseguenza meccanica naturale di un aumento di pressione vascolare, dato appunto dal cosiddetto vaccino”.
Inoltre, secondo il legale, uno dei periti della Procura, la cui consulenza aveva portato alla richiesta di archiviazione, è in conflitto di interessi: “È negli atti del processo. Il professor Ugo Moretti si trova in un gravissimo conflitto di interessi perché è responsabile della farmacovigilanza per la Regione veneto e la Provincia di Bolzano. I consulenti hanno dichiarato che loro, come Università di Verona, non avrebbero la possibilità di fare l‘esame da noi chiesto. Invece questi esami sono possibili anche in Italia, ma comunque noi avevamo già incontrato la disponibilità dell’Istituto di medicina legale di Kiel, in Germania. Tutto inutile. Sappiamo che l’mRna incapsulato in queste nano particelle viaggia in tutto il corpo e superano la barriera sangue/cervello. Una volta entrate creano loro stesse in modo incontrollato la proteina Spike, producendo il disastro”.
L’avvocatessa Holzeisen ripercorre la vicenda giudiziaria sulla morte di Traian: “Avevamo chiesto già nel momento dell’autopsia di mettere una certa quantità di tessuto in ghiaccio in modo tale che si conservasse, ovviamente bisogna fare in fretta, ecco perché faremo subito un’altra istanza con la massima urgenza. A ottobre sarà trascorso un anno dalla sua morte. La mamma aveva spiegato ai sanitari che sono intervenuti a casa che Traian aveva fatto il vaccino da dieci giorni, ma nonostante questo il referto parla di “malore a domicilio”. Questa non può essere una causa di morte specifica medica, l’azienda sanitaria è obbligata attraverso una farmacovigilanza molto accurata a cercare tutte le cause, invece i sanitari diedero subito il via libera ai funerali del ragazzo. Sono dovuta intervenire direttamente in Procura con un’apposita denuncia spiegando che eravamo di fronte a un caso che imponeva anche alla stessa Procura di aprire un fascicolo”.
“Ci sono ancora presupposti per una condanna in sede penale”, conclude il legale. “Traian è stato inoculato in un hub vaccinale nel corso di un open day e attraverso un semplice drive through. Eppure, qualunque somministrazione di un vaccino prevede una prescrizione medica come condizione imprescindibile nel rispetto dell’articolo 13 del codice deontologico dei medici nella quale il medico deve informare il paziente dei rischi connessi a quel trattamento che sta per fare”.