Lui è Ovidio Marras. Gli dicevano guarda Ovidio che la tua terra te la paghiamo a peso d’oro. Costruiremo a Tuerredda hotel a 5 stelle con lussuose suite per gente ricca, ne faremo una nuova PortoCervo, dicci tu la cifra e noi te la diamo. Ma Ovidio, pastore sardo, quasi 90 anni di vita e di orgoglio, ha risposto che lui a Porto Cervo non è mai andato, e per la verità nemmeno sa dov’è. Ha aggiunto: guardate che io non vendo, questa è la terra di mio padre e del padre di mio padre e me la tengo e voi qui intorno non avete diritto di costruire. Ovidio ha fatto causa, da solo, contro megagruppi immobiliari rappresentati da stuoli di avvocati. Lo prendevano in giro come un vecchio scemo tignoso fuori dal tempo che si era messo contro poteri troppo forti, contro chi voleva gettare su uno degli angoli più belli e incontaminati della Sardegna una colata di cemento di 910 mila metri quadri, più o meno come un palazzo di dieci piani. Invece Ovidio ha vinto. Ha vinto, da solo, e definitivamente. Ha vinto in Cassazione. Non potranno costruire, E quanto di già costruito andrà buttato giù. La sua terra è salva, è la terra da dove il padre ogni giorno partiva con le bestie per il pascolo, al sole, sotto l’orgoglioso e puro vento, e a sera tornava, per un pezzo di formaggio e un tozzo di pane. Direi che con Ovidio ha vinto una certa preziosa idea di dignità, addirittura – pensate – più preziosa del denaro.
Sembra la storia di Davide contro Golia, ma accade ai giorni nostri ed il finale, scritto il 18 agosto dal Tribunale di Cagliari, è di quelli che non consentono di distrarsi troppo a festeggiare. Lo sa bene Ovidio Marras, il pastore sardo che con caparbietà si è opposto per anni alla Sitas, gigante immobiliare che aveva deviato l’antico stradello del suo podere per costruirci sopra un mega resort di lusso in riva al mare, in un tratto fra i più belli ed incontaminati della costa sud-occidentale della Sardegna.
Ora, dopo il prolungato stop del cantiere che dal Tar fino alla Cassazione aveva visto prevalere le ragioni del vecchio Ovidio e poi quelle di Italia Nostra, che denunciava l’illegittimità delle autorizzazioni a costruire a suo tempo concesse dalla Regione, la Società si è clamorosamente arresa ed ha dichiarato fallimento.
La notizia è di quelle destinate a far storia, perché dietro la “Società iniziative agricole sarde” (Sitas, appunto) di “agricolo” e di “sardo” c’era ben poco: l’acronimo infatti nascondeva i nomi dei gruppi Benetton, Toti e Caltagirone, praticamente il gotha del settore finanziario-immobiliare italiano, che con il supporto di Monte Paschi Siena avevano puntato gli occhi su una delle aree marine più belle dell’isola, tutelata da stretti vincoli paesaggistici. (Paola Pintus – 2018)