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Per chi è curioso di conoscere l’evolversi della nostra vita nei prossimi anni sarà suffficiente seguire il World Economic Forum a Davos, in Svizzera.
Ci sono tutti. I guerrafondai, gli affamatori, quelli a cui qualsiasi peculiarità locale fa schifo, insomma la classe dirigente mondiale proiettata verso la nuova “governance globale”.
Nel 2019 già parlavano di probabili crisi sanitarie mondiali e di C id come “golden opportunity”.
Quello che ci hanno fatto, ovvero la più grande messinscena della stora del mondo, lo avevano pianificato e non sono le teorie complottiste lette sulla pagina “noncelodicono”. Sono le loro dichiarazioni che potete trovate tranquillamente in rete e che sentite oggi nei vari telegiornali.
Che mondo ci aspetta?
Un mondo per ricchi, un mondo un cui la capacità di critica e analisi sarà messa ancora di più al bando iniziando dalla scuola, in cui si prediligeranno, e già si prediligono, materie tecniche a scapito delle umanistiche.
Ci aspetta un mondo in cui “sovranista”, che vuol dire semplicemente “padrone a casa mia”, continuerà ad essere una parolaccia.
Ci aspetta un mondo impaurito, piegato su se stesso, dove non ci sono più paletti a protezione dei nostri diritti. Dove è diventato ammissibile che ci venga imposto quando uscire, dove andare e chi invitare a casa nostra.
Un mondo in cui chi ha dubbi, chi vuole discutere, chi vuole approfondire sarà sempre un “no qualcosa” da deridere e mettere al bando.
Un mondo in cui il nostro fisico continuerà a indebolirsi per i continui trattamenti, per lo svilimento della condivisione reale in favore di quella virtuale, per lo stile di vita asettico.
Ma non tutti resteranno a guardare.
C’è tanta gente a cui questo “nuovo mondo” non piace.
Donne e uomini di ogni ceto, provenienza, professione e titolo di studio che si sono trovati, si sono riconosciuti, si sono letteralmente abbracciati pur non conoscendosi.
Donne e uomini che bevono dalla stessa bottiglia, che si stringono la mano, che si guardano negli occhi e fanno vedere il loro sorriso, che non accettano le imposizioni ingiuste per comodità, che hanno rischiato in prima persona, che hanno perso il lavoro e se lo sono riconquistato.
Li troverete tutti uniti, come lo sono stati in questi due anni in cui non hanno arretrato di un millimetro, nonostante consorti, parenti, amici li invitassero a consegnare il proprio corpo e omologarsi per non pensarci più.
Il problema è che a queste persone piace tanto pensare.