Attenzione alle facili soluzioni

da | Mag 17, 2022 | Home, Weltanschauung

Vento sanitario, vento di guerra, vento economico e proprio su questo ci si aggiunge una brezza, per ora ancora leggera, quella del razionamento. 

È notizia di questi giorni che l’India, per evitare rivolte interne al paese, ha bloccato le esportazioni di grano.

Non dovrebbe sorprenderci più di tanto che questa cosa si possa ripercuotere qui da noi in Italia come nel resto d’Europa anche perché qualche settimana fa, il migliore dei migliori, con la formula classica della finestrella di Overton, ci aveva avvertito e rassicurato che i razionamenti sarebbero avvenuti come extrema ratio in caso di difficile approvvigionamento di prodotti alimentari che normalmente importiamo. 

Tutto ciò non potrà, con il tempo, che portare a speculazioni e cambi di regime alimentare (quest’ultimo tanto caro alla Ue).

In molti hanno aperto gli occhi volenti date le palesi evidenze della deriva in cui si è infilata la società oggi, insulsa, ingiusta e opportunista; risulta crescente quindi il desiderio di emancipazione da essa.

Sul web non è difficile imbattersi in ricerche di soluzioni efficaci. Tra i più disparati suggerimenti si nota chi propone fughe all’estero, chi l’eremitaggio, chi una lotta verticale al sistema.

Tra le idee, sicuramente non nuove, nascono proposte e relativi canali telegram, di piccole comunità rurali e non.

Reazione lecita e comprensibile, ma facciamo qualche considerazione ponendoci alcune domande.

Viviamo tempi veloci, dove il cambiamento è un vortice che tutto attira e un processo come quello di piccole comunità richiede tempo, organizzazione e tanta, tanta cooperazione.

Nell’era del “tutto e subito” che ci accompagna in molte azioni quotidiane è pensabile un sacrificio di tempo, comodità ed energie costanti quando situazioni ed eventi cambiano di giorno in giorno? 

Nell’organizzazione vanno tenuti presenti fattori di dipendenza energetica, alimentare e didattica per i figli.

Gli ettari di terreno agricolo in Italia non sono sufficienti per il 30 % della popolazione, se poi consideriamo i tentacoli delle multinazionali e i loro creditori in terreni che sono un nulla rispetto ad una sussistenza di una possibile massa agricola perché usufrutto di società di biomassa o investimenti a pannelli fotovoltaici sapientemente elargiti dalle politiche nazionali progressiste.

Sulla cooperazione i dubbi sorgono se si pensa all’egoismo sviluppatosi tra la popolazione da politiche neoliberiste negli ultimi trent’anni.

È chiaro che nelle strutture scolastiche si sviluppi, più che una natura del sapere, una natura indottrinante per il giovane globalizzato che avrà nella sua pseudocultura valori che lo prepareranno ad un mondo plastico e globalizzante dove l’utente futuro deve essere adeguato a valori che sono lungi dalla sua cultura di origine e incastonati in un quadro progressista deculturizzato.

La smania deidentificante del progresso ha in questo senso una funzione preparatoria ad una generazione inconsapevolmente ubbidiente.

Sappiamo esser nate, in decenni antecedenti a questo, strutture di formazione ed educazione parentale che educano l’alunno in assenza di protocolli convenzionali ma che a esso si rifanno per ottenere un riconoscimento di studio adeguato al sistema protocollare in vigore oggi. Proteggere figli da un indottrinamento sistemico è di primaria importanza e va fatto, ma dalla tenaglia globalista non è così semplice svincolarsi.

Utopicamente andiamo avanti con l’emancipazione dal sistema.

Ogni struttura sociale, sia essa di massa o piccole realtà aggregate, ha bisogno di un ordinamento per poter funzionare e questo è un appetibile motivo di infiltrazione qualora queste realtà divenissero influenti o minacciose con la conseguenza che un ordinamento sociale di questo tipo potrebbe esso stesso diventare sistema.

Attenzione dunque alle facili soluzioni, bisogna essere veramente pronti e consapevoli di ciò che si sta facendo ed evitare di generare finte illusioni.

WI