Hai “goduto” del lockdown sperando nel profondo che non finisse mai.
Hai girato con la mascherina anche quando ti trovavi da solo al parco.
Hai trasformato la FFP2 nella tua coperta di Linus.
Hai consumato tonnellate di amuchina, in macchina, bloccato nel traffico, sfregando le mani fino a consumarle.
Hai appeso alla finestra lo striscione «andrà tutto bene»,
hai ballato sul balcone,
hai messo il fiorellino nella tua foto profilo,
hai applaudito e ti sei commosso, oh quanto ti sei commosso, davanti ai Tik Tok degli infermieri.
La televisione, ma che dico, il mondo intero ti diceva che eri bravo, bravissimo, eccezionale, il «cittadino modello del futuro».
Ma c’era quel tuo amico, quel tuo vicino, quel tuo parente… che proprio non ne voleva sapere.
Quanto lo hai odiato.
Tu rilanciavi i bollettini dei contagi e lui parlava d’altro.
Tu eri in fila per l’ennesima dose di tranquillità a tempo e lui continuava a vivere.
Tu tremavi e lui no.
Che affronto, che fastidio, che nervi!
Così gli hai dichiarato guerra, lo hai denunciato, lo hai infamato, lo hai ostracizzato in ogni modo, sul posto di lavoro, in famiglia, ovunque.
Potevi augurargli la morte e nessuno ti diceva niente, anzi, venivi lodato da quel bravo conduttore che sapeva tutto, da quel simpatico influencer che aveva tanti follower e da quell’esimio dottore che non sbagliava mai.
Quando scannerizzavano il tuo QrCode e appariva quella spunta verde era ogni volta un piacere immenso.
Una carezza dall’alto.
Il mondo ormai apparteneva a quelli come te, non a chi ha resistito ed informandosi aveva capito tutto.
E poi cos’è successo?
È successo che quel tuo conoscente è rimasto in piedi. Imperterrito, come una scogliera imponente battuta senza sosta dalle onde. Perché non è crollato? Perché è ancora lì?? Non doveva andare così!
Intanto il virus spariva dalle prime pagine.
E ritirandosi scopriva il vuoto della tua esistenza. Un vuoto senza fondo che credevi, inutilmente, di aver riempito.