Di OBSOLESCENZA,  MEMORIA E SERVITÙ.

da | Lug 26, 2023 | Editoriale

Uriel Crua

L’obsolescenza è – secondo Treccani – quel  processo attraverso cui un prodotto o una struttura diviene inattuale. 

In termini commerciali, si parla di “obsolescenza programmata” ovverosia di quella politica di vendita “diretta a limitare il ciclo di vita di un bene (prodotto o macchinario) sia mediante canoni di progettazione che ne rendano impossibile o eccessivamente costosa la riparazione sia tramite l’immissione sul mercato di versioni tecnicamente più evolute”. 

In altre parole, o si progettano oggetti volutamente scadenti affinché si rompano anzitempo, oppure si proietta scientemente la “sensazione” di invecchiamento di un bene di consumo per stimolare la richiesta ossessiva di altri beni di consumo di pari valore, ma più “nuovi”.

Si tratta di tecniche di vendita che fanno macinare capitali. 

Il punto focale però è uno: quanto questa sovraesposizione costante, continua, indefessa e imperterrita, potrà modificare la struttura dell’Uomo-Consumatore? 

Quanto danno questa ipertrofica manipolazione delle percezioni collettive riesce ad infliggere alla tessitura mnemonica dell’Uomo Contemporaneo?

L’idea è che l’introduzione coatta, letteralmente scioccante, di questi meccanismi di invecchiamento programmato vada a modificare i processi percettivi dell’Uomo Massa riducendone la capacità di attenzione, di riflessione, e la profondità di pensiero, andando ad atrofizzare quella “muscolatura mnemonica” che aiuterebbe scelte di buon senso. 

Così come un oggetto di consumo vecchio di appena due anni viene percepito come stantio e inutilizzabile – benché perfettamente funzionante – ecco che anche la percezione del ricordo, della Storia, dei processi geopolitici anche superficiali viene relegata nel dimenticatoio, rendendola vecchia e inutile. Non più “fruibile”.

Si spiegherebbe così la schizoide discrasia di certe narrazioni eterodirette (vedi “salviamo l’ambiente” in perfetta armonia con “mandiamo armi all’uranio per salvare la democrazia”) perfettamente e placidamente accettate dalle masse. Perché in realtà non sono “accettate”. Non vengono proprio percepite. 

Perché immediatamente dimenticate.

Sostituite con informazioni più “nuove”.

Fresche stimolazioni per servi sciocchi.