Gli “Stati Generali Natalità” che iniziano oggi a Roma ci offrono l’occasione per una riflessione.

da | Mag 13, 2022 | Home, Weltanschauung

Lo spaventoso calo di natalità, che porterebbe l’Italia nel 2050 ad avere 5 milioni di abitanti in meno, può essere attribuito a varie cause. All’individualismo, che porta il singolo a preferire forme di realizzazione personale a quelle comunitarie. All’edonismo, per cui si preferisce una vita di piacere e assenza di responsabilità all’impegno e alla progettualità a lungo termine. All’insicurezza per il futuro, dettata da una parte da relazioni umane sempre più fragili, e dall’altra dall’incertezza materiale di generazioni di precari. Oppure si può attribuire il tutto alle scarse politiche sociali. O alla distruzione dell’idea di famiglia, invisa ai centri alti del potere come tutte le istituzioni intermedie, viste come ostacoli al dominio diretto sul singolo. Possiamo anche chiamare in causa la dissoluzione dell’ordine religioso, che della famiglia faceva un valore primario. Ci possiamo spingere, infine, a teorizzare ossessioni elitarie neomalthusiane e prassi di sostituzione etnica, sulla linea di Kalergi, con il sostegno del neoliberismo all’immigrazionismo estremo e al multiculturalismo spinto, che altro non sono che il punto zero della cultura e dell’identità.

Sono tutte spiegazioni plausibili; tutte sicuramente parti di un fenomeno complesso, che comunque lasciano intatto il dato di fatto: una società terminale, come un individuo vivente, tanto meno si riproduce quanto è più prossima alla morte. L’Occidente è agonizzante. Il calo demografico è solo il sintomo della fine di una civiltà, non certo la causa. 

Non basta riprodursi, bisogna anche saper vivere. Voler vivere.

WI