Nuovo studio preprint a cura del dr Peter McCullough: “La proteina spike (soprattutto indotta da mRNA), nella patogenesi di malattie neurodegenerative”

da | Ago 23, 2022 | Eventi Avversi, Home

“La proteina prionica umana e il ripiegamento delle proteine ​​simili ai prioni sono ampiamente riconosciuti per svolgere un ruolo causale in un numero ampio e crescente di malattie neurodegenerative

Qui riassumiamo le prove convincenti che la proteina spike di SARS-CoV-2 contenga sequenze di amminoacidi estese precedentemente stabilite come caratteristiche di una proteina simile a un prione

Ciò suggerisce che la produzione di proteine ​​spike indotta dal vaccino è sinonimo di produzione di una proteina simile a un prione e tracciamo alcuni dei vari percorsi attraverso i quali ci si dovrebbe aspettare che queste proteine ​​attraversino e si distribuiscano in tutto il corpo. 

Descriviamo alcune delle conseguenze biologiche altamente preoccupanti che ci si aspetta si verifichino di conseguenza con maggiore frequenza. In particolare, descriviamo il contributo della proteina spike, attraverso le sue proprietà simili a prioni, alla neuroinfiammazione e alle malattie neurodegenerative; a disturbi della coagulazione all’interno del sistema vascolare; alla soppressione della regolazione della proteina prionica nel contesto dell’insulino-resistenza ampiamente diffusa; e altre complicazioni di salute che potrebbe indurre. 

Spieghiamo perché queste caratteristiche simili ai prioni sono più rilevanti per le proteine ​​spike indotte da mRNA correlate al vaccino rispetto all’infezione naturale con SARS-CoV-2. 

Concludiamo con alcune implicazioni e raccomandazioni per la salute pubblica affinché si indaghi sulla minaccia legata a queste possibilità”[…]


Conclusione

“In questo articolo abbiamo esaminato le prove, ricavate dall’ampia letteratura di ricerca, che la glicoproteina spike del SARS-CoV-2 è una neurotossina e che i vaccini a mRNA sono in grado di veicolare la proteina spike nel cervello, probabilmente attraverso gli esosomi rilasciati dalla milzaaumentando così il rischio di malattie neurodegenerative. La Figura 2 mostra uno schema della sequenza di eventi che portano alla neurodegenerazione, a partire dall’iniezione nel muscolo deltoide. Particolarmente preoccupante è l’evidenza che i monociti CD16+ possono produrre continuamente la proteina spike per mesi dopo la vaccinazione, forse attraverso la trascrizione inversa dell’mRNA nel DNA.

È diventato chiaro che gli anticorpi indotti dalla vaccinazione si affievoliscono nel tempo, rendendo necessari frequenti richiami per innalzare i livelli di anticorpi per ottenere una sufficiente protezione dalla COVID-19. Ad ogni richiamo corrisponde un aumento del rischio di malattia neurodegenerativa in futuro.

La buona notizia è che, se le analisi teoriche sono corrette, l’attuale variante di Omicron ha una capacità prionica molto ridotta, il che può spiegare la diminuzione della viralità osservata.

Uno studio pubblicato su Lancet ha monitorato l’efficacia dei vaccini COVID-19 nel tempo. Ha mostrato che, una volta trascorsi otto mesi dalla seconda iniezione della serie di due iniezioni, la funzione immunitaria era inferiore a quella degli individui non vaccinati. [95]. Mentre i richiami possono temporaneamente ripristinare livelli più elevati di anticorpi, richiami frequenti potrebbero erodere ulteriormente la funzione immunitaria innata, per un periodo di tempo indefinito, con conseguente aumento del rischio di varie infezioni e di cancro.

Inoltre, la rapida evoluzione del virus si traduce in un legame sempre più debole degli anticorpi con la proteina spike del ceppo ormai dominante.

Alla luce di queste considerazioni, il rapporto rischio/beneficio dei vaccini a mRNA deve essere rivalutato.

Con ogni vaccino viene innescata la produzione di una marea di proteine spike nel circuito, aumentando ulteriormente il potenziale di effetti amiloidogenici e il rischio di future malattie neurodegenerative. Un commento di Kenji Yamamoto pubblicato su BMC esorta la comunità medica a tenere traccia della data della più recente vaccinazione dei pazienti ospedalieri, per poter valutare meglio il ruolo che il vaccino può avere in qualsiasi malattia o condizione manifesta. Inoltre, il medico scoraggia fortemente la vaccinazione continua di tutti i pazienti diversi da quelli più a rischio di morte per COVID-19 [96]. È urgente che i governi riconsiderino una politica cieca che che presuppone che ripetuti richiami del vaccino siano un approccio valido per affrontare la COVID-19″.

Link allo studio : https://www.authorea.com/users/455597/articles/582067-sars-cov-2-spike-protein-in-the-pathogenesis-of-prion-like-diseases