di D.B.
Quando si applicano delle sanzioni si è in guerra.
Quando si sequestrano beni mobili e immobili di un’altra nazione si è in guerra.
Quando si definisce un Capo di Stato straniero un animale si è in guerra.
Quando si inviano armi ad uno dei contendenti si è in guerra.
Quando si censura la stampa di una delle parti in conflitto si è in guerra.
Quando si espellono dozzine di diplomatici di uno degli Stati belligeranti senza fornire prove si è in guerra.
Non occorre la presentazione di dichiarazione di guerra presso l’ambasciata russa per esserlo.
Per fermare l’allargamento e il prolungamento del conflitto con conseguenze imprevedibili sulla popolazione coinvolta occorre buona volontà.
Servono persone che ragionano e che non analizzano le cose con lo stomaco, ma che lo fanno con la testa.
Occorrono giornalisti e politici coraggiosi che non si intimidiscono, in modo da smontare la propaganda bellicista occidentale.
Alcuni già lo fanno e bisogna solo ringraziarli, ma ognuno di noi nel proprio piccolo, in famiglia, tra amici e colleghi di lavoro, deve farlo per illuminare coloro che sono immersi nelle tenebre di una informazione corrotta, partigiana e mendace.
Solamente con una presa di coscienza collettiva e attraverso i mezzi di comunicazione alternativi alla televisione ed ai giornali si potrà fermare questa follia che ci potrebbe condurre alla distruzione della nostra Patria, già vessata dagli usurai al potere pronti a sfruttare l’ennesima occasione per fare i loro abietti e sinistri interessi.