UNA STORIA VERA

da | Giu 11, 2022 | Home, Weltanschauung

Oggi, vi portiamo testimonianza della realtà all’interno di una grossa sede italiana di una multinazionale.

Parliamo di una azienda con circa 50.000 dipendenti nel mondo.

Dopo marzo 2020 e i famosi “lockdown”, fu introdotto lo smartworking in maniera massiccia.

Poco male direte voi, lo sw rende più flessibili e concilia meglio vita privata e lavoro. “Ripartiamo in sicurezza”, fu il motto.

Bene, dopo circa un annetto  introdussero il greepass per entrare in stabilimento, inoltre per via della crisi indotta dalla “pandemia” il lavoro calò (o meglio si spostò in altre zone del mondo). 

Dopo due anni lo stato di emergenza cessa, molta gente, nel corso dei mesi, è stata incentivata ad andarsene con buonuscite. Quelli in smartworking non sono mai più rientrati fisicamente in ufficio.

Risultato? Uno stabilimento di migliaia di persone è oggi praticamente vuoto, l’ azienda è assente, il lavoro spostato ad est e il personale più che dimezzato.

Il tutto sotto silenzio con la complicità dei sindacati, impegnati a prolungare l’utilizzo delle maschere per quei pochi superstiti che girovagano come zombi nei corridoi.

Ecco che ci ritroviamo il giorno a camminare in uno stabilimento in via di dismissione mentre, al suo interno, maxischermi proiettano indicazioni sull’utilizzo delle pezze facciali.

Non solo, l’azienda in questi giorni dichiara con orgoglio il “Pride Month” mentre licenzia a valanga e delocalizza.

Una struttura con igienizzanti in ogni angolo, pulita, inclusiva, arcobaleno, ma senza più lavoro.

Complimenti a tutti.

WI