VACCINI, IMMUNOSOPPRESSIONE, HERPES ZOSTER, VAIOLO DELLE SCIMMIE. UNA NARRAZIONE ALTERNATIVA

da | Mag 29, 2022 | Home, Studi Scientifici Vaccini

Una delle reazioni più comuni che da un anno si sta riscontrando nelle persone vaccinate con i sieri sperimentali cosiddetti “vaccini covid” è l’herpes zoster, oltre ad altre tipologie di eruzioni cutanee più gravi. Alcuni studi scientifici che attestano la frequenza dei casi di herpes zoster sono reperibili su questo post.

L’herpes zoster si manifesta nei casi in cui sussista un deficit del sistema immunitario, come spiega il Dizionario di Medicina Treccani: “Per il virus VZV è fondamentale che il sistema immunitario di controllo sia integro; quando […] si manifesta un transitorio deficit della risposta immunitaria (stress, malattie gravi concomitanti, neoplasie, impiego di farmaci immunosoppressori, ecc.), si ha una riattivazione con manifestazioni cutanee (vescicole) e dolorose (neurite erpetica)”

Un deficit del sistema immunitario (VAIDS) potrebbe essere quindi il motivo principe per cui stiamo assistendo da un anno al manifestarsi dell’herpes zoster nei vaccinati covid. Il Prof. Giovanni Frajese ha spiegato molto bene il fenomeno di soppressione del sistema immunitario riscontrato nei vaccinati da autorevoli ricerche pubblicate, consultabili alla fine del post. Tali manifestazioni di herpes zoster o altre eruzioni cutanee, attivate dai vaccini covid, potrebbero essere confuse (o volontariamente scambiate?) con i sintomi del virus del vaiolo delle scimmie

Questo virus non è facilmente trasmissibile da uomo a uomo, essendo un virus zoonotico (animale-uomo). Ad oggi, non esiste evidenza di possibilità di trasmissione asintomatica, come spiega chiaramente ed esaustivamente il Dr. Robert Malone in un suo articolo recente.

Fatto strano. Già nel 2021, la NTI (Nuclear Threat Initiative, finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation) ha condotto una simulazione su un possibile attacco biologico con il vaiolo delle scimmie, che sarebbe iniziata il 15 maggio 2022, generando circa 1500 casi e 4 morti entro il 5 di giugno 2022, per arrivare a 3,2 miliardi di casi e 271 milioni di morti a dicembre 2023. Scegliere proprio questo virus come modello per una simulazione del genere è alquanto strano, se non addirittura illogico. E quale sarebbe il terrorista che sceglierebbe di diffondere il monkeypox, piuttosto che lo smallpox, molto più contagioso e letale? Eppure, certi paesi si stanno già muovendo per accumulare scorte di vaccini vaiolosi, i cui effetti sui soggetti con deficit immunitario (i vaccinati) possono essere molto gravi, come anche l’ISS spiegava prima di cancellare i dati sulle reazioni avverse e lo stesso faceva lo NHS. E adesso l’ISS e lo NHS dovrebbero spiegare come mai abbiano cancellato informazioni cosí importanti sulla sicurezza di tali vaccini, la cui futura somministrazione sembra esser già una certezza (QUI E QUI le pagine originali da Wayback Machine).

Tutta questa frenesia sul vaiolo delle scimmie sembra piuttosto “propaganda armata sulla salute pubblica”, come la definisce il Dr. Robert Malone, messa in atto allo scopo di nascondere gli effetti avversi delle vaccinazioni covid e allo stesso tempo spacciarle per casi di vaiolo delle scimmie e innescare una nuova ondata di frenesia, seguita da nuove vaccinazioni. Di certo, i soliti noti ne beneficierebbero. Meglio sarebbe, invece, che le autorità sanitarie tirassero la spugna di fronte alle evidenze scientifiche già emerse sui danni causati dai sieri sperimentali covid e si adoperassero per assistere i danneggiati, il cui numero è in crescita.

Se il vaiolo scimmiesco non è una copertura delle reazioni avverse dei vaccini covid, e se veramente è in atto una diffusione del monkeypox nei paesi occidentali, occorre che le autorità dimostrino che i contagi si stanno verificando anche negli individui non vaccinati e non solo in quelli vaccinati. Perché un virus non dovrebbe far differenze.

ESISTE UN GRANDE GRUPPO DI CONTROLLO DA VALUTARE.

Studi citati dal Prof. Frajese:

THE LANCET

THE LANCET

NEJM

MEDRXIV

BMJ

UK NHS